26
Ven, Apr
100 New Articles
Messaggio Promozionale
 

Terra Madre Salone del Gusto 2018. Il lato femminile. Donne e cibo nella comunità

Grandi Eventi
Typography

Il rapporto tra le donne, la terra e il cibo può e deve essere visto secondo una visione più libera e innovativa di quella finora dominante, spesso frutto di un approccio misogino. Ma quali sono i numeri del lavoro femminile nella filiera alimentare? Se ne parlerà a Terra Madre Salone del Gusto, a Torino dal 20 al 24 settembre.

Come si può conciliare una visione moderna del ruolo della donna, che non la veda realizzarsi soprattutto nell’atto di nutrire e accudire, con la salvaguardia delle tradizioni, un rapporto più armonico con la natura, la riscoperta della cucina e della convivialità? 

È questa la provocazione che lanciano quattro donne d’eccezione al pubblico di Terra Madre Salone del Gusto, a Torino, dal 20 al 24 settembre prossimi della cuoca, nonchè vicepresidente di Slow Food Alice Waters, storica attivista del cibo e promotrice della rete degli orti scolastici negli Stati Uniti, la giornalista e scrittrice Maria Canabal, fondatrice e Presidente del Parabere Forum dedicato alle donne del mondo gastronomico, l’attrice italiana. Lella Costa e Roberta Mazzanti, consulente editoriale da sempre particolarmente attenta al rapporto fra letteratura femminile e cultura civile.
L’occasione, è la conferenza «Terra liberata. Dialogo semiserio sulla caduta dell’angelo del focolare», che fa parte del palinsesto di incontri messo a punto in collaborazione con il Circolo dei Lettori e appena pubblicato sul sito della più importante manifestazione internazionale dedicata al cibo buono, pulito, giusto e sano.
Scrivono a Slow Food: «Se trattata in modo semplicistico, la relazione tra la donna, la terra e il cibo, potrebbe condurre a una visione misogina, figlia di schemi ormai superati che non riescono a concepire un rapporto libero, nuovo e innovativo. Dall’altro lato, ci si chiede come evitare di cadere nell’estremo opposto, cioè l’emancipazione della donna secondo tradizionali modelli maschili, che la spingano a vivere al passo con i valori e le esigenze del capitalismo».
In questa edizione di Terra Madre Salone del Gusto, «L’agricoltura è donna». Le donne lavorano e creano lavoro in agricoltura e nell’allevamento, operano nella filiera alimentare, sostengono l’intera economia familiare dei nuclei contadini nel Sud del mondo ed in troppi casi, sono sfruttate nei campi come braccianti stagionali e costrette a volte a una vera e propria schiavitù. Spesso questo lavoro resta sconosciuto o viene dato per scontato, mentre i grandi chef (uomini) conquistano i palcoscenici della televisione.
Un esempio arriva tra le migliaia di delegati in arrivo per l’appuntamento di Torino. La giovanissima cilena Isabel Angelica Inayao Sepulveda, insieme ad altre 18 donne riunite nella Agrupación por la biodiversidad de Paillaco, ha fondato il gruppo delle «Mujeres Rurales», parte della rete locale di Slow Food, che producono ortaggi con metodi agroecologici, ma sono anche raccoglitrici di erbe e frutti selvatici che vendono ogni settimana direttamente in un mercato locale. La loro specialità sono le marmellate a base di murta, piccole bacche rosse di un arbusto originario del sud del Cile. È giovane e indigena Akeisha Clarke, che partecipa per la prima volta alla più importante manifestazione agroalimentare del mondo in rappresentanza della comunità di pescatori della Martinica, a poca distanza dall’isola di Grenada, entrata da poco a far parte del progetto Slow Food Caribe. Akeisha opera in un settore, quello della piccola pesca artigianale, in cui gli addetti sono per la maggior parte uomini e il ruolo della donna non è riconosciuto. Helen Nguya, porta con sé oltre 35 anni di esperienza nella realizzazione di progetti di sviluppo per le comunità della Tanzania a partire dal cibo e dall’agricoltura sostenibile. È stata artefice dell’organizzazione locale Trmega (Training, Research, Monitoring and Evaluation on Gender and Aids), un punto di riferimento per persone vulnerabili come vedove, bambini, donne molto povere e malati di Hiv e Aids, che si fanno forza lavorando insieme. Nel 2004 è entrata in contatto con Slow Food e oggi è tra i più convinti promotori del progetto Orti in Africa che contribuisce a portare avanti insieme al Presidio del miele di ape melipona di Arusha e altre iniziative di Slow Food in Tanzania.
Andando in Italia, arriva la giovanissima Ilaria Minichiello, della Comunità del cibo dei Coltivatori dell’oliva ravece delle colline dell’Ufita e del Calore. Nata ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino. 24 anni, vive a Grottaminarda dove ha appena rilevato l’azienda olearia della madre: 700 piante di uliveti secolari e impianti giovani di cultivar locali. Il suo sogno, è aprire un piccolo agriturismo, in cui coltivare e cucinare i prodotti dell’azienda, far partecipare gli ospiti alle fasi della produzione e trasformazione in cucina.Friulane, sono Annalisa e Jessica Celant, che nella malga Costa Cervera producono il formadi o çuç di mont del Presidio Slow Food. Le due sorelle sono l’ultima generazione della famiglia di malgari del Friuli di cui si abbia attestazione più antica: possiamo andare indietro fino al padre del bisnonno nell’800, il più anziano patriarca dei malgari della regione.
Ovviamente, nel programma dei Forum di Terra Madre, non mancheranno gli appuntamenti dedicati alle questioni di genere, dal ruolo delle donne indigene quali agenti di resistenza al cambiamento climatico alle «Regine dei mari» della rete Slow Fish che dimostrano come, in un settore tradizionalmente dominato dagli uomini, le donne possano far valere il loro patrimonio di conoscenze ed esperienze. Oltre alla voce delle tante delegate, potremo ascoltare anche quella di grandi ospiti che hanno contribuito a rendere il mondo della terra e del cibo più buono, pulito e giusto. Tra le presenze confermate, ci sono l’ambientalista e attivista indiana Sunita Narain, indicata nel 2016 dal Time come una tra le 100 persone più influenti al mondo e intervistata da Leonardo Di Caprio, per il documentario Before the Flood, e la chef Ana Roš, incoronata nel 2017 miglior cuoca del mondo secondo The World’s 50 Best Restaurants, porta alla scoperta di una cucina personale e graffiante, quella proposta nel suo ristorante Hiša Franko di Caporetto, nell’alto Isonzo al confine con il Friuli Venezia Giulia. Inoltre, ci sono le protagoniste della Fucina pizza e pane e del Cacao Camp, le due aree tematiche che con laboratori e incontri approfondiscono rispettivamente i temi delle farine e dei lievitati (pane, pizza e pasticceria) e della filiera del “cibo degli dei”.
Altre donne, impegnate, sono Petra Antolini, Pizzaiola doc a Pescantina (Vr) gestisce al Settimo Cielo e Casa Petra. La sua pizza «non è gourmet, non è napoletana, non è romana, ha un bel cornicione, è morbida e croccante allo stesso tempo. Dalla Costa D’Avorio arriva Estelle Conan, la donna grazie alla quale è nata la cooperativa Scay Scoops: qui, dove la produzione di cacao è massiccia e su larga scala, 143 produttori di piccola scala hanno deciso di abbracciare pratiche del tutto naturali nelle loro piantagioni opponendosi alle più diffuse produzioni intensive. Il compenso equo, garantito dalla certificazione biologica, permette ai produttori di migliorare le condizioni di vita della propria comunità e le tecniche di lavoro, grazie alle quali il cacao viene preservato nel modo migliore, e con esso, tutta la sua ricchezza aromatica.

Messaggio Promozionale