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Agricoltura Ultime Notizie - 22 febbraio 2024

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Agricoltura Ultime Notizie - 22 febbraio 2024 - COLDIRETTI CUNEO: LA BIODIVERSITÀ È SERVITA NEL NUOVO SHOW COOKING CAMPAGNA AMICA. Giovedì 22 febbraio alle ore 18, curiosità e ricette a base di Testun di pecora e sorsi di birra Baladin Smog: arrivano le piante mangia polveri e ‘salva polmoni’ per città e abitazioni. Un ettaro di alberi aspira 20mila kg. di Co2 all’anno, bene Bonus Verde sostenuto da Coldiretti. In montagna manca il 45% della neve. Alla Regione chiediamo con urgenza un Piano per affrontare la crisi irrigua.

COLDIRETTI CUNEO: LA BIODIVERSITÀ È SERVITA NEL NUOVO SHOW COOKING CAMPAGNA AMICA. Giovedì 22 febbraio alle ore 18, curiosità e ricette a base di Testun di pecora e sorsi di birra Baladin 

Sono una quarantina i tipi di formaggio prodotti sul territorio piemontese con latte ovino e/o caprino, in purezza oppure miscelato con latte vaccino in differenti proporzioni, custodi di biodiversità e di antiche tradizioni contadine da tutelare e valorizzare in un mercato sempre più globalizzato e standardizzato. È quanto rileva Coldiretti Cuneo in occasione del nuovo show cooking di Campagna Amica in programma oggi, 22 febbraio, alle ore 18 all'Open Baladin di Cuneo.

Protagonista della serata sarà il Testun di pecora, prodotto caseario che sarà offerto dall'azienda agricola Cascina Lia di Dogliani, gestita da una giovane coppia che ha scelto di dedicare le proprie energie al recupero dei sapori tipici della tradizione langarola.

"La nostra – spiega la titolare Renata Scarzello – è una piccola realtà nel cuore delle Langhe. Oltre a cavalli, pony, asini, galline, bovini e capre, alleviamo pecore con la massima cura per ottenere un prodotto finito davvero unico". Renata è approdata in agricoltura dopo aver esercitato dapprima la professione di infermiera, fino a quando, come lei stessa racconta, "è ritornata all'ovile", scegliendo di proseguire il mestiere di sua nonna. È proprio da lei che ha imparato come produrre il Testun, uno dei fiori all'occhiello dell'azienda il cui nome indica, in dialetto piemontese, una testa grossa e dura, caratteristiche che descrivono la forma e la consistenza di questo formaggio.

Durante la serata chef e cuochi dell'Istituto alberghiero Donadio di Dronero valorizzeranno il sapore rustico del Testun di pecora con la preparazione in diretta di tre gustose ricette da assaporare in abbinamento a sorsi di birra Baladin.

"Una nuova occasione – commenta la Responsabile provinciale di Campagna Amica Elisa Rebuffo – di entrare in contatto con una delle tante realtà locali che costellano il nostro territorio. Grazie alla filiera corta si recupera il rapporto umano tra produttore e consumatore e si ripristina quella fiducia che permette di compiere scelte di consumo consapevoli".

Appuntamento dunque per questa sera, giovedì 22 febbraio alle ore 18, all'Open Baladin in piazza Foro Boario a Cuneo. L'evento è gratuito e aperto a tutti con obbligo di prenotazione (telefono: 0171 489199).


Smog: arrivano le piante mangia polveri e ‘salva polmoni’ per città e abitazioni. Un ettaro di alberi aspira 20mila kg. di Co2 all’anno, bene Bonus Verde sostenuto da Coldiretti

Per combattere l’emergenza smog arrivano le piante mangia polveri per ripulire l’aria inquinata dalle emissioni di Co2 e salvare i polmoni dei cittadini.

E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’inaugurazione di Myplant&Garden di Milano dove sono esposte, in collaborazione con Assofloro, le specie di piante più adatte a catturare i gas a effetto serra responsabili dei cambiamenti climatici, ma anche di limitare l’inquinamento all’interno delle abitazioni.

Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno. Promuovere essenze con il Leccio, la Fotinia, il Pittosforo, il Lauro o l’Eleagno aiuta dunque a rendere le strade più vivibili. Ma è importante anche il ruolo dell’Acero Riccio.

Dodici piante assorbono l'equivalente della CO2 emessa da un'auto di media cilindrata che percorre 10 mila km/anno. E piante antismog sono anche la Betulla, il Cerro, il Ginkgo Biloba, il Tiglio, il Bagolaro, l'Olmo campestre, il Frassino comune e l'Ontano nero.

Ma ci sono anche le piante da appartamento che possono ridurre del 20% l’anidride carbonica in case, scuole, uffici e ospedali e del 15% il quantitativo di polveri sottili PM 2,5. Si va dalla Sansevieria alla Yucca, dalla Camadorrea alla Schefflera, dal Pothos alla Diffenbacchia, dallo Spatifillo fino ad arrivare all’Anturium.

Un modo efficace di combattere l’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi, talmente diffuso da essere descritto come “Sindrome dell’edificio malato”, causando l’insorgere di mal di testa e problemi respiratori.

“Per ridurre l’inquinamento e mantenere l’impegno a contrastare i cambiamenti climatici bisogna, dunque, intervenire in modo strutturale sugli ambienti metropolitani ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato. Questo considerato che in Italia ogni abitante dispone di appena 32,5 metri quadrati di verde urbano con una situazione preoccupante per i grandi centri – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. L’analisi sottolinea anche come la presenza di aree verdi sia anche un baluardo contro il caldo, considerando che un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 a 3 gradi rispetto a zone dove non ci sono piante o ombreggiature verdi”.

Gli alberi, infatti, rinfrescano gli ambienti in cui si trovano grazie sia all’ombreggiatura che creano e sia alla traspirazione e fotosintesi del fogliame diventando dei grandi condizionatori naturali: un’area verde urbana di 1500 metri quadrati raffredda in media 1,5 gradi e propaga i suoi positivi effetti a decine di metri di distanza. 

Una spinta positiva in tale ottica è arrivata dal Bonus Verde, fortemente sostenuto da Coldiretti, che prevede una detrazione ai fini Irpef del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili. La misura è in scadenza il prossimo 31 dicembre 2024 ed è importante che venga rinnovata con la Legge di bilancio, portando possibilmente al 50% la detrazione e/o innalzandola da 5.000 a 10.000 euro.

“La valorizzazione del ruolo del verde a tutela della salute dei cittadini rappresenta una nuova opportunità per promuovere un settore cardine per l’economia italiana – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Puntare sulla filiera 100% italiana garantisce alla biodiversità locale di crescere e alle nostre città di avere un alleato in più contro l’inquinamento. Puntiamo sulla giusta retribuzione delle piante, nel massimo rispetto della legge contro le pratiche sleali”.


In montagna manca il 45% della neve. Alla Regione chiediamo con urgenza un Piano per affrontare la crisi irrigua

 Alla montagna torinese manca il 45% del volume di neve normalmente presente a febbraio, una situazione sempre più drammatica che minaccia seriamente l’annata agraria ormai alle porte.

Coldiretti Torino ha svolto ricognizioni nelle vallate torinesi dove la quota neve è posta a 1500-1600 metri, ma in modo non uniforme. Le nostre valli hanno tutte un orientamento Ovest-Est: hanno quindi un versante esposto al sole (indiritto) e uno all’ombra (inverso). Nei versanti al sole, che rappresentano la metà di superficie dei bacini imbriferi delle vallate, l’innevamento è assente fino a 2000-2100 metri. Mentre nei versanti all’ombra la coltre di neve che parte, appunto, dai 1600 metri, ha una profondità che varia dai 15 ai 40 cm nei punti accumulo da vento. In alta quota la situazione non cambia: a 3000 metri ci sono mediamente 30 cm, con qualche rara eccezione.

«A fine febbraio – ricorda il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici - dovremmo avere una riserva consistente su tutte le aree montane con una copertura nevosa media di circa di 40 cm su tutti i bacini montani a quote oltre i 1200 metri. Invece abbiamo mezze valli completamente spoglie e una presenza di neve limitata a pochi cm solo a quote elevate e nei soli versanti all’ombra».

Con così poca neve i grandi torrenti delle montagne torinesi, solitamente a regime “nivoglaciale” o “nivopluviale”, rischiano seriamente di non avere una portata adeguata nella stagione estiva quando è più alta la richiesta di irrigazione da parte dei consorzi che prelevano acqua con le dighe presenti al loro sbocco in pianura. Tutta la pianura agraria che va dal Pinerolese, al Canavese, passando per l’area Ovest e il Ciriacese, da sempre viene irrigata grazie ai canali che derivano acqua da Chisone, Pellice, Sangone, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Orco. Colture come il mais e come le foraggere, cioè gli alimenti per gli allevamenti da latte e carne, dipendono dall’acqua delle montagne che oggi, viste dalla pianura, appaiono spoglie e secche.

«Da 3 anni ormai – ricorda ancora Mecca Cici - chiediamo misure strutturali per affrontare questa crisi idrica che ormai caratterizza stabilmente questa epoca climatica. Per ridurre l’impatto sul clima, possiamo anche parlare di azioni globali mondiali, ma intanto servono (adesso) infrastrutture locali per rendere l’agricoltura delle nostre campagne resiliente a un clima che alterna lunghi periodi di siccità ad eventi calamitosi con bombe d’acqua e grandinate fuori stagione. Solo una politica irresponsabile può ignorare questa emergenza non facendo la sua parte sul piano locale. Non ha più senso appellarsi agli accordi globali se poi la Regione non fa nulla a casa nostra. Già con la carestia idrica del 2022 avevamo chiesto che partissero progetti urgenti. Non è accaduto nulla. Si tratta di opere che hanno tempi fisiologici di progettazione e realizzazione. Progetti che hanno bisogno di risorse per essere avviati. Invece, non sono state stanziate risorse e non è nemmeno stato avviato un tavolo di pianificazione: non è stato fatto nulla.

Coldiretti Torino chiede atti concreti alla Regione Piemonte e alla Città Metropolitana.

«Chiediamo che la Regione Piemonte predisponga con l’ente metropolitano di area vasta un Piano invasi locale cioè una pianificazione per distribuire sul territorio agricolo torinese piccoli specchi d’acqua, inseriti nel contesto paesaggistico, in grado di raccogliere l’acqua in eccesso dei temporali per poi attingerla per l’irrigazione in caso di periodi siccitosi. Pensiamo all’uso delle cave abbandonate, delle peschiere del Pianalto, delle vasche di accumulo dei canali e di laghetti da realizzare ad hoc. Inoltre, chiediamo che la Regione utilizzi la leva del rinnovo delle concessioni idroelettriche per concordare con i gestori dei bacini montani un uso plurimo delle acque perché la stagione delle concessioni ad uso esclusivo idroelettrico non è più tollerabile, visto che la legge definisce una scala di priorità che vede l’agricoltura al secondo posto dopo l’uso idropotabile, mentre l’idroelettrico viene dopo l’agricoltura. Ma chiediamo anche sostegno a pratiche irrigue di risparmio idrico e la possibilità di trivellare nuovi pozzi dalle falde senza influire sull’uso idropotabile. Inoltre, chiediamo progetti e sostegni per utilizzare nei campi le acque reflue trattate dai depuratori e quindi depurate. Non è più possibile fare finta di niente. È in gioco il nostro cibo».


Foto Coldiretti Cuneo

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