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Agricoltura: Coldirettinews 01/03/2021

Agricoltura
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Tutte le news di agricoltura con la collaborazione di Coldiretti Piemonte e delle sedi provinciali della nostra Regione. 1° marzo 2021. Lupi; bene tavolo regionale dell'arco apino. Psr Misura Agroindustria: rivedere i criteri per dare valore all’economia del territorio. Covid, cibo da rider per 4 su 10: è boom di richieste ma prioritaria attenzione a qualità. Gas serra, dati Ispra scagionano zootecnia,con lockdown emissioni crollate del 9,8%.

LUPI, COLDIRETTI CUNEO: BENE TAVOLO REGIONALE DELL'ARCO ALPINO

Risposte rapide per tutelare i territori e permettere l'attività agricola ai nostri imprenditori 

"Serve un cambio di passo concreto rispetto alla situazione insostenibile per le nostre imprese venutasi a creare con l'aumento della presenza dei lupi nelle aree collinari e montane. Per questo ben venga l'apertura di un tavolo interregionale a guida piemontese al fine di formulare un documento che punti a dare ai territori strumenti innovativi, rispetto a quelli vigenti, da sottoporre al Ministero dell'Ambiente". È quanto commenta Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo, rispetto alla decisione del Vicepresidente della Regione Piemonte, Fabio Carosso, di impostare un lavoro comune con gli Assessori competenti delle Regioni dell'arco alpino.

"La Regione Piemonte ha recepito la nostra richiesta di tornare ad essere protagonista diretta nella gestione del lupo visto il crescente numero di esemplari – continua Moncalvo – attuando efficaci azioni di prevenzione e mitigazione, ma anche, se le condizioni lo dovessero richiedere, nuove misure di contenimento di lupi e ibridi per consentire ai pastori e agli allevatori di svolgere l'attività produttiva in sicurezza".

"La presenza del lupo – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – sta mettendo a rischio soprattutto gli allevamenti zootecnici da carne che stanno già affrontando le difficoltà legate alla pandemia con il canale Ho.Re.Ca chiuso e le speculazioni lungo le filiere. Senza dimenticare che è in gioco non soltanto la sicurezza del bestiame, ma anche la tutela dell'incolumità di chi vive le nostre montagne e le nostre colline, con il moltiplicarsi di avvistamenti e predazioni a bassa quota. Per questo serve anche lavorare urgentemente per arrivare ad indennizzi, da erogare in tempi rapidi, che coprano sia i danni diretti sia quelli indiretti a mandrie e greggi e ad avere un iter immediato di certificazione del danno".


L’intervento non ha dato i risultati auspicati, serve urgentemente revisione dei parametri

Psr Misura Agroindustria: rivedere i criteri per dare valore all’economia del territorio

Obiettivo primario incentivare utilizzo, trasformazione e commercializzazione dei prodotti locali

“Serve urgentemente una revisione dei criteri di selezione affinché venga dato maggior peso ai progetti di filiera che valorizzano davvero le produzioni locali, attraverso l’approvvigionamento dei prodotti agricoli del territorio e ai legami tra l’impresa agroindustriale e quella agricola piemontese”.

E’ quanto affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo rispetto all’operazione 4.2.1 del Psr relativa alla Trasformazione e Commercializzazione dei prodotti agricoli in vista del periodo di estensione per il biennio 2021-2022.

“Purtroppo questo intervento non ha dato i risultati auspicati, nonostante gli investimenti fatti dalla Regione, nello sviluppo di forme d’integrazione nelle filiere agroalimentari – continuano Bianco e Rampazzo -. Questa misura del Psr deve finanziare tutte quelle imprese agroindustriali che si approvvigionano davvero in modo prevalente del prodotto agricolo piemontese ed italiano. L’obiettivo deve essere quello di incentivare e sostenere l’utilizzo, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli locali per sostenere realmente i vari comparti dell’agricoltura territoirale: dal cerealicolo al vitivinicolo, dall’ortofrutticolo al lattiero caseario e zootecnico. In tempi così difficili in cui le imprese sono già messe a dura prova dalla situazione pandemica, le risorse esistenti devono essere veramente indirizzate a far crescere e a sostenere l’economia locale”.


Anche in provincia di Alessandria sempre più persone si affidano al “cibo a domicilio”

Covid, cibo da rider per 4 su 10: è boom di richieste ma prioritaria attenzione a qualità

Importante promuovere l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali per tracciabilità dei menù

Il boom registrato nell’ultimo anno con la consegna dei pasti a domicilio grazie ai rider in azione sul territorio alessandrino interessa quasi quattro consumatori su dieci (37%) che hanno ordinato dal telefono o dal proprio personal computer pizza, piatti etnici o veri e propri cibi gourmet durante l’anno.

E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Censis sul food delivery in riferimento all’obbligo di assunzione come "lavoratori coordinati e continuativi" per gli addetti alle consegne di Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo.

“Cambiano le abitudini e anche in provincia di Alessandria si impenna il settore della food delivery diventato un importante business – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Il boom del cibo a domicilio ha portato a un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari”.

Non a caso quattro consumatori su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders.

“Ma oltre alle condizioni dei lavoratori, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cambiati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali”.

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità ma con l’esplosione della pandemia Covid si è aggiunta anche la ricerca di maggiore sicurezza rimanendo tra le mura domestiche. A facilitare il ricorso al food delivery c’è il fatto che i tempi di consegna sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa, mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti.

“Il successo del food delivery porta con sé la necessità di assicurare a tutti coloro che utilizzano le piattaforme una sempre maggiore qualità e sicurezza di quel che si vedono recapitare a casa – concludono Bianco e Rampazzo -. La sfida è anche quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sulla trasparenza dell’origine e sull’uso di prodotti tipici locali, incontrando la domanda di quella maggioranza di consumatori che indica l’italianità, la tracciabilità e il km zero come i tre requisiti principali che regolano le scelte di acquisto”.


Con fabbriche chiuse e traffico fermo le percentuali parlano chiaro: da agricoltura solo il 7%

Gas serra, dati Ispra scagionano zootecnia,con lockdown emissioni crollate del 9,8%

Scegliere carne made in Alessandria per sostenere economia territoriale e combattere speculazioni

Il crollo delle emissioni dei gas serra nel 2020 conferma che i veri responsabili dell’inquinamento sono le attività industriali e il traffico che, infatti, sono stati bloccati dalle misure restrittive legate all'emergenza sanitaria da Covid mentre gli allevamenti italiani hanno continuato a lavorare a pieno regime.

E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria in riferimento ai dati Ispra che evidenziano la consistente riduzione del 9,8% delle emissioni di gas serra a livello nazionale nell’anno della pandemia rispetto al 2019.

Mentre stalle e aziende agricole hanno continuato a lavorare per garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie, le restrizioni anti contagio hanno semi paralizzato fabbriche e spostamenti di camion e auto determinando un crollo dei livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento, come mostrato chiaramente dalle immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa).

Solo il 7% delle emissioni di gas serra in arrivano dall’agricoltura sulla base dei dati Ispra dai quali si evidenzia che industria con il 44,7% e i trasporti con il 24,5% sono di gran lunga i maggiori responsabili.

“Alessandria è una provincia a prevalenza cerealicola, conosciuta per i suoi vigneti, gli ettari coltivati a nocciole e poi frutta e verdura. Per quanto riguarda gli allevamenti i numeri diventano un po’ più piccoli anche se strategicamente importanti ma, in tempo di coronavirus, è fondamentale allargare i confini e sottolineare quanto siano infondate le notizie che spesso riguardano proprio le stalle, un settore che non hanno mai smesso di lavorare a pieno regime per garantire forniture di latte e carne – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. I dati Ispra sull’andamento dell’inquinamento nell’anno del Covid non fanno altro che confermare il ruolo principale di industrie e trasporti”.

La zootecnia è un settore che, al contrario, alimenta economie circolari con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni e alla base dell’agricoltura biologica con l’Italia che detiene la leadership europea in termini di numero di aziende.

“La nostra carne ed il nostro latte nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. L’emergenza coronavirus ha fatto emergere tutta la centralità delle filiere nazionali di latte e carne, ma anche le speculazioni visto che continuano ad arrivare latte e carne dall’estero mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori. Per questo scegliere carne made in Alessandria significa anche sostenere un indotto e soprattutto persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado ambientale, anche in aree difficili.”


* Fonte e Ph. Coldiretti Piemonte

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