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Terra Madre Salone del Gusto. Presìdi del centro Italia. Slow Food e la biodiversità

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Moltissime le novità che saranno presentate a Terra Madre Salone del Gusto, dal 20 al 24 settembre a Torino. Alla scoperta dei 28 nuovi Presìdi Slow Food della penisola italiana. 2. I Presìdi del Centro Italia.

Con l'avvicinarsi all'evento (20 - 24 settembre 2018), Notizie Piemonte, va alla scoperta dei nuovi Presìdi italiani, che arrricchiranno l'edizione 2018 di Terra Madre Salone del Gusto.

Specificando, che da sempre Slow Food, pone la difesa della biodiversità al centro dei suoi progetti con l’obiettivo di tutelare la straordinaria ricchezza del nostro pianeta. Le novità, che verranno presentate durante il Salone, sono i 28 nuovi Presìdi della penisola, come sempre ricca di prodotti artigianali, tecniche tradizionali, specie autoctone e paesaggi rurali. (www.fondazioneslowfood.it).Sono dieci, le regioni che presentano una nuova ricchezza da tutelare: Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Puglia e Sicilia.

Conosciamo insieme i 5 Presìdi del Centro Italia:

1. Toscana – Pomodoro canestrino di Lucca - Dalla Toscana arriva il pomodoro canestrino di Lucca, il cui nome è legato alla forma a canestro. Una varietà tanto apprezzata in passato che ogni famiglia della zona conservava gelosamente i propri semi. Questo ha permesso di mantenere una buona variabilità genetica e, oggi, grazie agli ultimi superstiti custodi delle sementi, di salvare la varietà. Il Presidio, nasce per valorizzare il canestrino, anche detto “costoluto” o “cresputo”, e distinguerlo dal più comune cuore di bue, un cugino ibrido e per questo di più facile coltivazione. È possibile assaggiare questa varietà nel Laboratorio del Gusto Una finestra sulla biodinamica: la comunità lucchese.

2. Toscana – Olivo quercetanoL’olivo quercetano, è una varietà autoctona della località di Querceta (Lucca), che oggi rischia l’estinzione a causa dell’urbanizzazione che ha ridotto la coltivazione a piccoli fazzoletti di terra tra le case. A causa delle piccole dimensioni delle olive e del rapporto polpa-nocciolo sfavorevole, rispetto ad altre varietà, l’oliva quercetana è attaccata in ritardo dalla mosca delle olive e quindi consente di ottenere un olio di qualità superiore. La sua produttività non è sempre costante, ad annate buone si succedono annate molto scarse ma la qualità dell’olio resta sempre eccellente.

3. Umbria – Ricotta Salata della Valnerina - La Valnerina è una terra selvaggia ricca di boschi e pascoli; in passato la pastorizia è stata una delle principali attività dell’economia locale. Durante la transumanza i prodotti della lavorazione del latte di pecora dovevano essere trasportati e conservati. Una parte della ricotta era ingrediente una zuppa tradizionale di pane e siero con ricotta fresca. La parte che rimaneva era invece sistemata in un sacco di canapa, strizzata per eliminare la parte liquida, salata e lasciata asciugare appesa. È nata così la ricotta salata, con la sua tipica forma a pera dovuta alla sacca di tela. Il Presidio riunisce allevatori che lavorano solo il proprio latte, rigorosamente crudo, allevando le greggi sui pascoli della Valnerina.

4. Marche – Anice verde di Castignano - Nelle Marche l’anice è consumato e commercializzato già dal ‘700 e la sua coltivazione è molto diffusa in particolare nel Piceno. In questa zona l’esposizione soleggiata e le fresche correnti permettono di selezionare un ecotipo di anice verde più ricco in profumo e dolcezza, grazie alla straordinaria concentrazione di anetolo (il composto aromatico dell’anice e del finocchio) pari al 94%. Oltre al liquore all’anice, simbolo della regione, classico è anche l’utilizzo in tisana, come decotto, e la trasformazione in latte di anice, che si ottiene pestando i semi e lasciandoli in infusione per 5 minuti nel latte bollente.

5. Marche – Fava di Fratte Rosa - A Fratte Rosa, piccolo paese tra le colline pesaresi, gli abitanti sostengono che le fave migliori siano quelle coltivate sui lubachi, i terreni ricchi di argilla bianca che hanno dato origine a due produzioni tipiche del posto: i “cocci” di terracotta e le fave. Nei secoli, i contadini hanno selezionato un ecotipo dal caratteristico baccello corto contenente in media quattro semi dal gusto dolce e teneri anche a piena maturazione. Per decenni le fave sono state un alimento base per la popolazione locale: fresche o secche erano ingrediente di varie ricette casalinghe, trasformate in farina, miscelata con la farina di grano, servivano per produrre pane e pasta.

Foto Terra Madre Salone del Gusto 2018
 
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