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I nuovi Presìdi italiani Slow Food

Grandi Eventi
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Moltissime le novità a Terra Madre Salone del Gusto, dal 22 al 26 settembre. 28 nuovi Presìdi italiani ospitati.  Abruzzo protagonista con 12 nuove produzioni. Il Piemonte presenta il Dolcetto dei terrazzamenti della Val Bormida.
Nell’avvicinarsi all’evento gli organizzatori di Terra Madre Salone del Gusto 2016, in programma dal 22 al 26 settembre a Torino presentano i 28 nuovi Presìdi italiani ospitati in occasione della kermesse.
 

L’Italia in questa edizione presenta 28 novità, la maggior parte delle quali provenienti dall’Abruzzo. 12 i Presìdi che, testimoniano il desiderio di rinascita di questa regione tanto martoriata. Sono presenti anche la Campania, la Calabria, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte e la Sicilia, accompagnate dal primo Presidio nazionale italiano: l’olio extravergine di oliva.

Il Piemonte, presenta il Dolcetto dei terrazzamenti della Val Bormida. Si tratta di un antico vitigno coltivato a un’altitudine di 600 metri, grazie a un ingegnoso sistema di muretti a secco.
L’ Emilia Romagna presenta i salumi rosa tradizionali bolognesi, come la mortadella e il salame rosa, sono salvaguardati grazie al lavoro di alcuni norcini che, hanno mantenuto la ricetta tradizionale. La Toscana, presente con 3 Presìdi, ha scelto di tutelare la pesca tradizionale della laguna di Orbetello, una pratica fondamentale in una zona dove si rispetta la laguna e si mantiene viva una tradizione storica incentrata sulla cattura del pesce selvatico e su antiche tecniche di pesca. Altro Presìdio, è la razza ovina pomarancina della Val di Cecina. Si tratta di una razza salvata dall’estinzione una ventina di anni fa e molto apprezzata per la qualità della carne e per la produzione di latte e lana. Chiude il biscotto salato di Roccalbegna che, vanta una tradizione medievale e la cui ricetta, legata alle materie prime della provincia grossetana, è stata tramandata negli anni.
Vera novità di questa edizione l’Abruzzo che, avvia 12 nuovi Presìdi. Si parte con il cece di Navelli, coltivato a 700 metri sopra il livello del mare su terreni aridi per arrivare alla cipolla bianca di Fara Filiorum Petri, detta anche piattona che, ha origini antichissime e viene coltivata senza l’uso di diserbanti o fertilizzanti chimici. I fagioli di Paganica, riscoperti da un gruppo di giovani, vengono prodotti in una conca del fiume Vera, vicino a L’Aquila. Riscoperto anche il grano solina dell’Appennino abruzzese, famoso per la sua coltivazione ad alta quota, tra i 600 e i 1400 metri. C’è il miele di Santoreggia di Stregonia lavorato dagli apicoltori nomadi che, si spostano nei parchi e nelle riserve naturali appenniniche, la patata turchesa, dal tipico colore violetto, recuperata e ricoltivata nella zona del Gran Sasso a partire dal 2001. La salsiccia di fegato aquilana, preparata da pochi artigiani locali, detta  cicolana, si prepara con fegato, cuore e lingua di maiale e con l’aggiunta di un po’ di carne magra e grasso. Altro salume tipico, è la ventricina del Vastese, condita con sale, polvere di peperone dolce, finocchietto selvatico e consumata nelle occasioni speciali come mietitura e vendemmia. Il peperone dolce di Altino, detto peperone a cocce capammonte, in quanto viene lasciato essiccare a testa in su, si usa sbriciolato per insaporire i piatti e rimanda probabilmente alla paprika, portata dai Balcani nel XV secolo. Il fico secco reale di Atessa, viene invece coltivato e trasformato da alcuni giovani che, l’hanno riportato a nuova vita, essiccato, farcito con un gheriglio di noce e infornato. E’stata ripresa da tre produttori l’uva Montonico. La necessità è stata quella di recuperare questo vitigno per produrre vino e aceto. C’è poi l’oliva intosso che, resiste ai climi freddi e può essere messa in salamoia o trasformata in olio. Scendendo verso il sud Italia in Calabria, fa il suo debutto lo zibibbo di Pizzo Calabro, recuperato recentemente grazie al lavoro di alcuni vignaioli e coltivato su terrazzamenti insieme alla vite e all’olivo. La Campania, presenta nuovi Presìdi: la cipolla di Alife, conosciuta sin dall’epoca romana e considerata un ottimo analgesico, oggi prodotta a livello familiare da alcune aziende che, la confezionano in trecce, il lupino gigante di Vairano che, cresce in una zona vulcanica tra la Campania e il Lazio. L’oliva caiazzana da mensa, di forma elissoidale e di colore nero violaceo, viene mangiata cotta, conservata in salamoia, sott’olio o sotto la cenere. Infine il maracuoccio di Lentiscosa, un piccolo legume simile a un pisello, ma squadrato, coltivato nel Parco Nazionale del Cilento.
La Sicilia si presenta con 5 nuovi Presìdi. Ai piedi dell’Etna, nel cuore del parco, crescono le antiche mele dell’Etna, piccoli frutti dai nomi curiosi, come la gelato cola. C’è anche il peperone di Polizzi Generosa, di colore verde intenso che, vira al rosso a seconda della maturazione. Ripresa la produzione de il sesamo di Ispica, con cui si prepara la cobaita, un tipico torrone tradizionale a base di miele e sesamo. La cipolla paglina di Castrofilippo, si distingue invece per la sua dolcezza, apprezzata e valorizzata dai quattro produttori che, ne hanno riscoperto la coltivazione. Infine, la fava di Ustica, coltivata senza concimi né erbicidi, cucinata tradizionalmente nel macco di fave, a base di fave secche e finocchietto selvatico.
 
Foto Slow Food

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