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I 20 anni di Radio Clandestina al Gobetti

Roma, le fosse ardeatine, la Memoria. Ascanio Celestini ripropone, a vent’anni dal debutto, il suo monologo di culto dedicato alla memoria dell’eccidio alle Fosse Ardeatine. Il momento più tragico dell’occupazione nazista di Roma in un racconto che va alle radici della storia. Appuntamento al teatro Gobetti dal 25 febbraio al 1° marzo 2020.

TEATRO GOBETTI
I 20 anni di Radio Clandestina
25 FEBBRAIO - 1° MARZO 2020
Scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini
Fabbrica.

Sono passati vent’anni da quanto Ascanio Celestini debuttò con quello che sarebbe diventano un classico del teatro civile: Radio clandestina. Memoria delle Fosse Ardeatine, che ha fatto conoscere al grande pubblico il suo, allora giovanissimo, autore e interprete. Da quel racconto teatrale, tratto dal testo di Alessandro Portelli L’ordine è già stato eseguito, è cominciato per l’artista romano il cammino di straordinario cantastorie. Lo spettacolo torna in scena oggi per rinnovare quella stessa memoria. Celestini racconta alla sua maniera, dando voce al magmatico popolo della capitale, quello che «per i romani ha segnato il momento più tragico dell’occupazione nazista»: l’eccidio del 24 marzo del ’44 quando 335 innocenti vennero uccisi nella cava di via Ardeatina per rappresaglia, in seguito all’attacco partigiano in via Rasella.

«Sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, che si consuma in poche ore. Ma non è così – annota Celestini. è qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di una intera città». Scritto con centinaia di testimonianze, il libro di Portelli inserisce l’episodio in una cornice più ampia: i nove mesi di occupazione nazista a Roma, i cinque anni della guerra, i vent’anni anni del fascismo. E dunque è una storia che non comincia in via Rasella ma molto prima. E non finisce con la liberazione di Roma. «L’eccidio delle Ardeatine, e l’azione di via Rasella che lo precedette, sono ormai parte di un mito negativo, di una storia che viene raccontata al contrario. Io ho provato a dare voce a quella parte orale della storia che ancora racconta quei giorni in maniera viva, diretta e non rovesciata».

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