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Ernesto Olivero, l’immigrazione, i giovani

Percorsi di Fede
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Se vince l’odio perdiamo tutti
Ci troviamo nel vecchio arsenale militare di Torino sede del Sermig. Ernesto Olivero, lo ha fondato più di cinquanta anni fa e ora i suoi progetti di solidarietà toccano ben centocinquantaquattro nazioni nel mondo.
 
Siamo nell’auditorium, Olivero, ex bancario “innamorato di Dio”, si rivolge ad una platea di giornalisti: “Gli stranieri per esempio – noi siamo stati in fondo quasi i primi ad accogliere queste persone –  e le abbiamo accolte come se fossimo noi “stranieri”.
“Noi abbiamo raccolto più di centomila persone […] noi ne accogliamo ogni giorno nelle nostre case quasi duemila quindi siamo amici di queste situazioni”.
“Io arrivo dal Brasile, la dove abbiamo fatto la nostra giornata di ricordo: è vent’anni che ci hanno dato la casa del dolore, la casa dell’“Hospedaria dos Imigrantes” a San Paolo, sopra quella casa sono passati 955.052 italiani”.
“Se noi abbiamo fatto qualcosa di buono nella vita è perché i giovani sono diventati un opportunità, “da noi i giovani comandano veramente”. Con i giovani stiamo preparando un incontro che faremo a Padova dove c’è scritto “Se vince l’odio perdiamo tutti” e dove, speriamo di essere centomila-ducentomila, ci piacerebbe avere Mattarella, il Papa, ma non a parlare, ad ascolatare i giovani”.

“Abbiamo chiamato l’Arsenale in Giordania l’“Arsenale dell’incontro” perché con ebrei e musulmani non c’è dialogo perché ci sono dei pregiudizi, giusti, ognuno visto dall’altra parte”.

“Qual’è la nostra speranza? magari cominceremo a funzionare tra cento anni: che attraverso l’incontro della sofferenza i musulmani vedranno noi crisitani in un modo diverso, noi cristiani attraverso la sofferenza dei musulmani li vedremo in un modo diverso e ci scopriremo figli di Dio”. “E scopriremo il manifesto formidabile che abbiamo fatto, che non si può tradurre in tutte le lingue, immaginate la parola “Odio” con la “O” cancellata, resta “Dio” e sotto ebrei, cristiani, musulmani, figli di Abramo; deriviano tutti da Abramo quindi dovremmo essere fratelli tra di noi, ma i pregiudizi, il dolore precedente è pazzesco: guerre sante, ingiustizie e infamie da una parte e dall’altra, genocidi da una parte e dall’altra”.

 

“Noi stiamo puntando sulla vera fratellanza, intanto, ogni giorno con i nostri limiti, accogliamo veramente migliaia e migliaia di persone, due-trecento bambini disabili prevalentemente musulmani e qui l’”Oratorio della piazza” che è fatto di 22 etnie”.
“Noi vediamo un po’ di luce, però io dico solamente che noi siamo una rondine e una rondine annuncia la primavera. Però se diventiamo rondini allora la primavera è possibile. Altrimenti, amici miei, il peggio deve ancora venire. Non solo in Italia e in Europa, il peggio deve ancora venire. C’è un odio che voi non immaginate, oppure che immaginate come noi. L’odio si scioglie con la giustizia, con l’amore”.
Per sapere di più sul Sermig visita il sito www.sermig.org.
 
© 2016, Giulio Steve, Torino.

   

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