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Legambiente. 2025. Città libere dai diesel

Ambiente - Clima
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I dati e le proposte antismog di Legambiente presentate a Muoviamoci Bene, il Forum per la Mobilità Nuova in Piemonte. Legambiente lancia la sfida. E' boom per la sharing mobility ma continua a prevalere l'uso dell'auto privata.

Elettrificazione della mobilità privata, sistemi di sharing mobility sempre più articolati e semplici da usare, mobilità collettiva in sede protetta con tempi affidabili e aggiornamenti sugli smartphone, strade e piazze libere dalle auto e quindi sicure per gli spostamenti a piedi e in bicicletta ma anche per ripiantare alberi e creare spazi per una diversa vivibilità urbana.
 
Sono questi per Legambiente gli ingredienti fondamentali per ridisegnare lo spazio pubblico e liberare le città dallo smog. Se n'è parlatoa Torino a Muoviamoci Bene, il Forum per la Mobilità Nuova in Piemonte, iniziativa organizzata da Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta in partnership con OFO, EnerPoint, ABB, EnelX, RWA Consulting, Wetaxi che è stata anche l'occasione per presentare i risultati del progetto Erasmus+ "S.T.R.E.E.T. Sustainable Transport Education for Environment and Tourism", percorso triennale per la formazione dei Manager della Mobilità e del Turismo Sostenibile.
Sono infatti ancora 6 su 44 i comuni piemontesi inadempienti a 7 mesi dall'entrata in vigore del protocollo. Tra questi spicca per grandezza Ivrea, ma non hanno ancora adottato specifiche ordinanze neanche Casale Monferrato, Trecate, Caselle Torinese, Volpiano, Mappano. Soltanto Torino, nel recepire il protocollo interregionale, ha deciso di estendere i provvedimenti antismog anche ai veicoli diesel Euro5 ma non è stata seguita da nessun altro Comune piemontese.
Ma i provvedimenti antismog, che continuano ad essere prevalentemente di tipo emergenziale e non strutturali, finora non sono riusciti a scalfire il record di auto per numero di abitanti: il tasso di motorizzazione arriva a 64 auto ogni 100 abitanti a Torino e a 70 a Cuneo e Biella, contro le 17 ogni 100 abitanti di Parigi, le 33 di Londra e le 39 di Berlino.
Se da un lato continua quindi a prevalere l'uso dell'auto personale al tempo stesso le varie forme di sharing mobility diventano sempre più popolari ed utilizzate. Secondo la terza rilevazione semestrale dell'Osservatorio sulla Mobilità di Lorien Consulting condotto in collaborazione con Legambiente, è in atto un vero e proprio boom: la conoscenza e l'utilizzo dei vari servizi di car-sharing quasi raddoppia rispetto a solo un anno fa. Al momento però, in media, gli italiani conoscono il nome di poco più di un solo servizio di sharing mobility. Sono infatti ancora molto poco diffusi su tutto il territorio nazionale.
Le limitazioni di circolazione nei centri città sono il motivo principale per l'utilizzo dello sharing. Seguono una scelta ecologica ed economica. Ad oggi addirittura il 9% degli utilizzatori dei sistemi di sharing mobility ha rinunciato completamente all'auto privata o si appresta a sostituirla. Al tempo stesso i livelli di mobilità degli italiani sono diventati piuttosto multiformi: in media si utilizzano ben 2,6 mezzi differenti nella stessa settimana. I più multi-modali di tutti sono proprio gli utenti della sharing mobility che utilizzano in media altri 5 mezzi (oltre ai servizi di sharing).
Lo strumento più interessante e riconosciuto a disposizione delle amministrazioni comunali per rendere sostenibile la mobilità urbana sono i PUMS (Piani Urbani Mobilità Sostenibile), riconosciuti dalle autorità comunitarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici in ambito urbano e diventati un obbligo anche in Italia con il decreto del 2017 a firma del Ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Devono adottare il PUMS entro il 5 ottobre 2019 tutte le Città Metropolitane, gli Enti di area vasta e i Comuni singoli e aggregati superiori a 100.000 abitanti.
 
Sottolinea Fabio Dovana, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta: "Siamo consapevoli che le nostre città potranno tornare a respirare soltanto con una disponibilità al cambiamento di abitudini da parte dei cittadini, un protagonismo del mondo imprenditoriale e il necessario indirizzo della politica. Oggi si moltiplicano i mezzi e i servizi messi a disposizione dalle aziende della green mobility con grande interesse e risposta da parte delle persone, ma sono le istituzioni a seguire con affanno questo dinamismo. Basti pensare che dopo più di 3 anni di gestazione, siamo ancora in attesa che la Regione Piemonte approvi il nuovo "Piano regionale antismog", vecchio ormai di 18 anni e che tanti sindaci, anziché continuare a fare la danza della pioggia, recepiscano le seppur limitate misure previste dal protocollo padano antismog".
 
Ph. Regione Piemonte
 

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