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Emergenza manodopera nelle campagne

Agricoltura
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Il presidente provinciale dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli sollecita strumenti governativi per ricorrere a lavoratori italiani ed esorta a dare seguito agli orientamenti della Commissione europea per favorire la circolazione degli stagionali all’interno della Ue.

La diffusione del Coronavirus sta creando un grave problema nelle campagne: la mancanza di manodopera.


Confagricoltura evidenzia che sono 1.114.982 i dipendenti impiegati in agricoltura nel nostro Paese. La quota più numerosa (97%) è costituita dagli operai, a cui si affiancano impiegati, quadri e dirigenti (3%). Le aziende agricole che assumono dipendenti sono 187.629 ed incidono per il 26% sul totale di quelle iscritte alle camere di commercio.

In Italia sono presenti 1.076.930 operai agricoli, dei quali il 10% a tempo indeterminato e il 90% a tempo determinato.  La manodopera agricola è prevalentemente impiegata nel Sud del paese (55% del totale), che detiene anche la quota più rilevante di quella a tempo determinato (57%). Viceversa nel Nord si concentra la maggiore incidenza degli operai a tempo indeterminato (55%). Il bracciante agricolo è la prima tipologia di contratto attivato, sia per quanto riguarda i lavoratori a tempo determinato (87,4%), sia quelli a tempo indeterminato (43,1%), a cui seguono in ordine di numero gli operai specializzati in colture miste e legnose.

Per quanto riguarda i comparti in cui gli operai vengono impiegati, al primo posto troviamo le produzioni vegetali (82%), seguite dalle attività accessorie (10%) e dalla zootecnia (8%), in cui la manodopera è impiegata più stabilmente. Nelle produzioni vegetali i comparti più importanti sono l’ortoflorovivaismo (25%), il vitivinicolo (20%) e la frutta (18%).


Questione dei lavoratori stranieri

Confagricoltura ha accolto con soddisfazione la circolare del ministero dell’Interno che ha prorogato fino al 15 giugno tutti i permessi di soggiorno in scadenza tra il 31 gennaio il 15 aprile. Ed ha apprezzato gli orientamenti della Commissione europea per il transito/circolazione dei lavoratori, tra cui gli stagionali, in particolare quelli del settore agricolo, chiedendo agli Stati di facilitare lo scambio di informazioni sui bisogni e permettendo a questi lavoratori di attraversare i confini.

Confagricoltura ricorda che i lavoratori dipendenti stranieri regolari (iscritti all’INPS) in agricoltura è pari a 391.500 e la loro incidenza sul totale operai attivi in Italia ha raggiunto il 36%. L’agricoltura detiene, infatti, una quota rilevante di manodopera straniera rispetto agli altri settori economici privati (il 9% del totale lavoratori extra-comunitari presenti in Italia e il 17% di quelli comunitari). Negli ultimi dieci anni la crescita dei lavoratori stranieri è stata rilevante. Questo incremento è andato prevalentemente a vantaggio della componente non comunitaria (+83%) rispetto a quella comunitaria (+2).

Conseguentemente, i lavoratori non comunitari sono oggi in prevalenza (61% sul totale stranieri) rispetto ai comunitari. Fra questi ultimi la stragrande maggioranza è costituita da rumeni, mentre è meno significativo il contributo di polacchi, bulgari e slovacchi. Nella componente non comunitaria, che si sta rafforzando, prevale la provenienza africana, in particolare dai Paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest del continente (Senegal, Nigeria e Mali), cui si affiancano quote rilevanti di lavoratori dell’Est Europa non comunitari (Albanesi, Macedoni e Ucraini) e asiatici (India e Pakistan).


Luca Brondelli

Presidente di Confagricoltura Alessandria

"Con il blocco della circolazione, le quarantene e le persone con problemi di salute e quelle che se ne sono andate non è facile reperire forza lavoro. Siamo in un momento cruciale: si avvicina in maniera preoccupante la stagione della raccolta degli ortaggi e della frutta estiva. Servono almeno 250 mila persone. Per questo abbiamo scritto ai ministri delle Politiche agricole Teresa Bellanova e del Lavoro Nunzia Catalfoper sollecitare strumenti governativi che facilitino il ricorso a manodopera italiana, come i voucher, o che diano la possibilità di impiegare persone che hanno perso il lavoro, cassintegrati o fruitori del reddito di cittadinanza. Sempre nel rispetto delle condizioni sanitarie ottimali".


 

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