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Camera di Commercio: più imprese solide

Economia - Finanza
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Chiusure ai minimi storici, ma non riprendono ancora le aperture. Migliora il tasso di sopravvivenza, nonostante la persistente dimensione ridotta delle imprese torinesi. Oltre il 95% ha meno di 10 addetti. Tra i settori più dinamici, i servizi alla persona e il turismo; bene le imprese femminili, consueto balzo in avanti delle straniere (+4%).
Sono stati presentati in Camera di Commercio a Torino, i dati sulla natimortalità imprenditoriale in provincia di Torino nel 2016, una completa fotografia che fa il punto sull'andamento delle aperture e delle chiusure di attività nei diversi settori economici.
 
Il 2016, si è chiuso con 223.307 imprese registrate (-1.712 rispetto al 2015), riportando il tessuto imprenditoriale torinese ai livelli del 2004. A scendere significativamente rispetto al 2015 le nuove aperture (13.889 nuove iscrizioni a fronte delle 14.308 dell'anno precedente), ma si osserva anche un netto calo delle cessazioni (13.732 cessazioni contro le 14.264 del 2015). Nel 2016 Torino con il +0,07% rivela una maggiore reattività rispetto al Piemonte (-0,12%), ma ancora lontana dalla performance nazionale (+0,68%) e da quella dei principali capoluoghi di regione: Roma (+2,1%), Napoli (+1,9%) e Milano (+1,5%). Nel tessuto economico torinese predomina la micro impresa: ha meno di 10 addetti oltre il 95% delle imprese torinesi, cui si aggiunge una ridotta percentuale (il 3,8%) di piccole imprese (fra i 10 e i 49 addetti); residuale la presenza di medie e grandi imprese. Quanto alle forme organizzative si va sempre più in direzione di un rafforzamento strutturale con l'espansione delle società di capitali (il 18% del totale), che registrano un tasso di crescita pari al 2,87%, trainate da un'elevata natalità e da un tasso di mortalità decisamente contenuto. Crescono anche le società a responsabilità limitata semplificata (+51,7%) e le cooperative (+0,7%).
In crescita i tassi di sopravvivenza. Ad un anno dalla nascita in provincia di Torino sopravvivono 88 imprese su 100, dato in rialzo rispetto al 2015 (86,6). I valori migliori sono raggiunti dalle imprese dell'agricoltura (94,7), dei trasporti e spedizioni (93), del turismo (90) e dei servizi alle persone (89,2). A due anni dall'iscrizione, il tasso di sopravvivenza scende al 76,2%, anche se ancora in miglioramento rispetto all'anno precedente (75,1). A tre anni sopravvive il 66,8% delle imprese (era 65,8 nel 2015). I settori che si mostrano meno longevi dopo tre anni di vita sono le costruzioni, il commercio e anche il turismo. Di segno positivo le attività dei servizi di alloggio (+0,5%), tra cui quelle alternative come  i B&B (+7,8%), i rifugi di montagna (+5,7%) e le aree da campeggio (+5,4%); in flessione, al contrario, gli alberghi (-2,1%). Se si guarda alle attività di ristorazione (+0,3%), invece, continua il boom della ristorazione di cibi d'asporto (+1,9%) e dei ristoranti (+3,7%) mentre registrano un calo, per il secondo anno consecutivo, i bar (-2,1%, il 42,4% del totale del comparto).
È il commercio ad accusare sul territorio la flessione più sostenuta (-1,9%; -1.100 unità rispetto al 2015), imputabile sia all'intermediazione (-2,7%; il 18,8% delle imprese del settore), sia al commercio all'ingrosso in tutti i principali beni di consumo finali, esclusi gli autoveicoli (-1,2%; il 14,3%). Quanto al commercio al dettaglio aumentano, così come evidenziato nel 2015, gli esercizi di prodotti alimentari e bevande (+0,6%), in particolare i negozi di frutta e verdura (+6,5%; si tratta della quarta variazione positiva consecutiva), di bevande anche alcoliche (+4,1%) e le torrefazioni (+46,2%). Al contrario calano le panetterie (-3,6%), le pasticcerie (-4%) e le macellerie (-2,5%). In flessione, invece, il commercio al dettaglio di generi non alimentari (-1,8%): a soffrire di più sono i negozi di abbigliamento (-3,5%), di calzature (-3%), le profumerie (-3,6%), i fiorai (-3%) e le gioiellerie (-1,6%), mentre, in controtendenza, registrano un +22% le farmacie. In calo (-3,8%) la vendita di prodotti culturali e ricreativi (libri, giornali, etc.), in particolare le rivendite di giornali e riviste (-3,8%), le cartolerie (-6,6%) e i negozi di articoli sportivi (-2,7%). Al contrario aumenta il commercio al dettaglio di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (+5,8%) e l'e-commerce (+7,5%). Diminuisce l'ambulantato (il 13,3% del settore; -2,9%), soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento (-1,1%), mentre aumenta nella frutta e verdura (+1,7%).
 
* Fonte Camera di Commercio di Torino
 

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