Nel 2017 le famiglie torinesi hanno speso in media 2.535 euro al mese, +3,2% rispetto al 2016. In crescita sia l’alimentare sia il non alimentare, con l’abitazione che si conferma la prima voce di spesa.
Sono stati presentati oggi a Palazzo Birago i dati 2017 dell’indagine sulle spese delle famiglie torinesi, realizzata dalla Camera di Commercio di Torino e giunta alla 21° edizione. Sotto la lente le abitudini di spesa di 240 nuclei familiari residenti in Torino, a cui è stato richiesto di monitorare puntualmente le spese sostenute, conservando gli scontrini fiscali.
I dati dell’indagine
Quinta crescita consecutiva nel 2017 per i consumi delle famiglie torinesi che raggiungono in media i 2.535 euro mensili (+3,2% rispetto al 2016): si tratta del secondo valore più alto negli ultimi 10 anni. A crescere sia le spese alimentari (+3%, il 15,4% del totale) sia le non alimentari (+3,3%, l’84,6% del totale).
1. La spesa alimentare - Nel 2017 sono stati spesi mensilmente 391 euro in generi alimentari e bevande (+12 euro rispetto al 2016, quinto anno consecutivo di crescita). A crescere soprattutto le bevande (+5 euro), seguite da carni e salumi, legumi e ortaggi (entrambi +4 euro) e frutta (+3 euro); continua, seppure in maniera più contenuta, l’incremento dei cibi di asporto (+1 euro). In calo, invece, pane e cereali (-2 euro), oli e grassi (-3 euro) e pesce (-1 euro). È la carne a rappresentare la quota più ampia del carrello alimentare, con il 21,8% della spesa; seguono latte, formaggi e uova (14,2%), pane e cereali (13,6%), e verdura (il 12,2%). Minore incidenza per le bevande (il 7,3%), per il pesce (il 5,4%), per i cibi pronti, da asporto, gastronomia (il 3,8%) e per gli oli e i grassi (il 2,1%). Tra le tipologie di famiglie, la spesa per generi alimentari varia dai 286 euro della famiglia unipersonale ai 516 euro della famiglia con 4 o più componenti. Nelle famiglie più numerose (con almeno 4 componenti) è più elevata la percentuale destinata ad acquisti di pane e cereali, frutta e dolciumi, mentre le famiglie meno numerose (1 solo componente) spendono una quota maggiore in carne, salumi e verdura. I nuclei degli ultra 64enni si confermano quelli più moderati e parsimoniosi (334 euro in spesa alimentare) e, tra l’altro, meno propensi all’acquisto di bevande alcooliche.
2. La spesa non alimentare - In crescita per il quinto anno consecutivo anche i consumi non alimentari, pari a 2.144 euro, con un +3,3% rispetto al 2016 (+68 euro). Il primo capitolo di spesa riguarda l’abitazione (52,1%), seguito dal macro insieme composto da “altri” beni e servizi (il 14,3%). Al terzo posto i trasporti e comunicazioni (14%), al quarto il welfare (13,7% della spesa non alimentare). Quest’ultimo è un nuovo aggregato dove l’indagine di quest’anno ha fatto confluire quattro categorie principali: cultura, ricreazione e spettacolo, servizi sanitari e salute, assistenza e istruzione.
Abitazione (1.119 euro, 52,1% della spesa non alimentare) - In questa voce convergono non solo le spese strettamente collegate alla casa (benché siano quelle più consistenti, 794 euro - il 37%), ma anche le utenze (181 euro - l’8,4%) e le spese per l’arredamento (144 euro - il 6,7%). I 794 euro destinati alla casa si ripartiscono fra affitto e fitto figurativo, spese condominiali, imposta rifiuti e assicurazione. Le utenze includono 71 euro medi mensili destinati al riscaldamento centralizzato, 49 euro per consumo di gas e altri combustibili, 40 euro per energia elettrica e 21 euro destinati al consumo di acqua. Tutte le voci sono rimaste mediamente stabili rispetto all’anno precedente, tranne le bollette per energia elettrica e acqua che hanno subito un significativo incremento rispettivamente di +7 euro e di +4 euro medi mensili.
Le spese in altri beni e servizi (307 euro, il 14,3%) - Si tratta di una categoria che, sebbene residuale, rappresenta il 14,3% dei consumi non alimentari delle famiglie torinesi, in crescita di 15 euro rispetto al 2016. La componente più importante è relativa alle vacanze per le quali le famiglie spendono circa 101 euro al mese (+2 euro, quarto valore più elevato dal 2008). Altra voce significativa è data dai pasti fuori casa, ai quali i consumatori destinano 77 euro al mese (erano 68 euro nel 2016, valore più alto dal 2008).
Trasporti e comunicazioni (300 euro, il 14%) - Il dato è in lieve diminuzione rispetto al 2016 (-4 euro): il calo è imputabile principalmente alle spese nelle telecomunicazioni (passate da 88 a 79 euro) che comprendono telefoni, bollette, ricariche e servizi postali. Al contrario, i consumi legati ai trasporti sono in crescita (da 216 euro nel 2016 a 221 euro): l’aumento è imputabile alla voce “benzina e gasolio” (99 euro contro i 92 euro del 2016) e a quella per acquisti di biglietteria aerea e ferroviaria (22 euro; +8 euro rispetto al 2016).
Welfare (292 euro, il 13,7%) - Raggruppando quattro voci principali (salute, istruzione, cultura e tempo libero e assistenza) la spesa per il welfare raggiunge i 292 euro mensili, in linea con quanto registrato nel 2016 (+1 euro).
Spese sanitarie e destinate alla salute. Sono in calo per il secondo anno consecutivo e ammontano a 89 euro mensili (-12 euro rispetto al 2016). A diminuire, soprattutto gli acquisti di occhiali e altre protesi mediche e ortopediche mentre rimangono stabili i costi di onorari medici, analisi, medicinali e ticket. In aumento (120 euro, +17 euro) la quota destinata per attività culturali, sportive e tempo libero. Crescono gli acquisti di libri, di articoli sportivi e per il tempo libero. Importante anche la categoria “altre voci del tempo libero” che nei 51 euro di spesa (+7 euro), include 25 euro al mese destinati ad abbonamenti a strutture sportive e 8 euro mensili destinati a hobby. Per l’istruzione si spendono in media 32 euro, con un incremento di 4 euro rispetto al 2016. Qui confluiscono l’acquisto di libri scolastici, e le spese per rette scolastiche e tasse universitarie. Tuttavia, le famiglie che hanno effettivamente questa voce nel budget famigliare sono solo il 22,5% delle rispondenti e se si considera il carico economico solo per questo spicchio del campione, la spesa sale a 144 euro al mese (era 124 euro nel 2016). Ammontano a 51 euro mensili le spese dei torinesi destinati ai servizi di assistenza (servizi domestici, asili nido e baby sitter), in calo di 8 euro rispetto al 2016. Anche in questo caso, le famiglie del campione che effettivamente beneficiano di questi servizi sono contenute: i 68 nuclei famigliari che si servono di colf spendono in media 126 euro mensili, mentre le 19 famiglie che utilizzano il servizio di baby sitter, spendono 210 euro.
3. Il risparmio nelle famiglie torinesi - Nel 2017 il 44,6% delle famiglie è riuscito a risparmiare almeno una parte del reddito mensile: il dato è in leggero calo rispetto al 2016 (47,4%), ma in crescita rispetto a 10 anni fa (43,3%). In media il risparmio si è attestato al 7,2% del reddito mensile. Dieci anni fa le famiglie risparmiavano il 7,5%, ma il dato è in recupero dopo il record negativo del 2013 (6,7%). Nel 2007, ultimo anno prima della crisi economico finanziaria, la quota media di risparmio delle famiglie raggiungeva il valore più elevato, pari all’8,8%. Diminuito invece il numero dei grandi risparmiatori, capaci di accantonare oltre il 20% del reddito famigliare (era il 6% nel 2008, contro il 4,8% del 2017).
Commenta Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di Commercio di Torino: «La spesa dei torinesi cresce e cambia: un incremento costante negli ultimi 5 anni ci sta riportando ai valori pre-crisi, mentre aumentano le famiglie che dichiarano di beneficiare di un maggiore potere di acquisto. Crescono tutte le spese, anche nei settori che in passato avevano mostrato maggiore sofferenza: vacanze, pasti fuori casa, cultura e tempo libero. Se da un lato aumentano rispetto a 10 anni fa le famiglie che riescono ad accantonare a fine mese almeno una parte del proprio reddito, diminuisce tuttavia il numero dei grandi risparmiatori, capaci di mettere da parte oltre il 20% del reddito familiare».